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                                      Il castello delle ombre      a cura di Vito Attolini

Le recensioni di Vito Attolini

 

The Lord of the Rings: The Fellowship of the Ring

Interpreti: Elijah Wood, Ian Holm, Ian McKellen, Richard Harris, Liv Tyler, Cathe Blanchett, Christopher Lee – NeoZelanda, 2002

 

   

Saga medievaleggiante, l'interminabile romanzo di J. R. R. Tolkien ha finalmente la sua versione cinematografica, i cui più severi giudici saranno presumibilmente gli innumerevoli cultori dell'univero fantastico creato dallo scrittore-filologo, sudafricano per nascita, inglese per cultura. Fra gli officianti di tale culto, ovviamente, c'è il regista neozelandese Peter Jackson, che ha voluto portare a termine la sua considerevole impresa cinematografica lontano dal frastuono hollywoodiano. Il risultato è una trilogia, la cui prima parte vede ora la luce (le altre due nelle prossime stagioni).

Quel senso di vertigine, di stordimento che, su sua esplicita ammissione, lo colse alla lettura del romanzo di Tolkien egli ha voluto ora trasmetterlo allo spettatore, raccontandone a suo modo la "storia infinita". Ambizione rivelatrice non soltanto delle sue private aspirazioni quanto anche, e soprattutto, del contesto ideale in cui esse si collocano e che spiegano anche lo straordinario successo del romanzo, cui Jackson ha voluto essere fedele, come ogni appassionato ammiratore che si rispetti.

Il film piacerà certamente a tutti coloro che delegano ad un ipotetico passato remoto - un tempo senza tempo - il loro immaginario fantastico: le stesse ragioni cioè che spiegano il fascino che sempre si sprigiona dalle rievocazioni di un mondo primigenio dove i termini di ogni confronto ideale sono elementari quanto netti. L'incerto passato, astorico dunque, chiaramente adombrato nel genere cosiddetto fantasy cui appartiene il film di Jackson, risponde egregiamente a questa esigenza.

Piuttosto lineare la traccia narrativa, che si riassume intorno alla missione affidata al giovane Frodo e alla "Compagnia dell'anello" (titolo della prima parte della trilogia) di portare sul monte Orodruin un anello a suo tempo sottratto al malefico Sauron che lo aveva forgiato e che vuole ritornarne in possesso, per sfruttarne i magici poteri per fini malvagi. Fin quando Frodo non lo getterà nella Voragine del Fato, Sauron cercherà di riprenderselo con l'aiuto delle forze del male di cui può disporre. Ma fin quando resterà nella mani del mite giovane, degno esemplare dei pacifici Hobbit, ogni pericolo sarà scongiurato.

Tutto il film si risolve perciò nel viaggio intrapreso dalla Compagnia e nelle innumerevoli disavventure che lo movimentano: lungo fitte foreste oscure, per ampie vallate rischiarate da un cielo limpido, attraverso incantevoli laghi e corsi d'acqua, nell'antro profondo di minacciose caverne. Un itinerario sempre accidentato ai cui pericoli soccorre il valore e la forza del gruppo, anche se qualcuno, come il vecchio mago Gandalf, preziosa guida al suo seguito, cadrà sul campo.

Chi non conosca il romanzo stenterà a credere come questa trama abbia suscitato un pur significativo dibattito sulla "'ideologia" in esso racchiusa, tanto il film si impegna (vittoriosamente) a neutralizzarla. A meno che non la si voglia cogliere nella semplice tesi che fin quando le forze del male (l'anello) possono essere controllate da quelle del bene (Frodo) nulla ci sarà da temere. A questo processo di svuotamento ideale fa riscontro un film fastosamente realizzato, ricco di mirabili effetti speciali, con ampie diramazioni narrative, sebbene non particolarmente innovativo in un genere (fantasy) di cui si son visti tanti esemplari e con un cast competente: a cominciare dal giovane protagonista, Elijah Wood, dal volto meduseo, fino ai tanti attori principali.

   

LA SCHEDA DEL FILM

Franco CARDINI, Fedele al testo il "Signore degli anelli" al cinema - Manlio TRIGGIANI, Tolkien e la saga del "Signore degli anelli"

L'«altra» recensione: di Giuseppe Losapio; di Gaetano Pellecchia

   

  

©2003 Vito Attolini; recensione pubblicata in "La Gazzetta del Mezzogiorno"

  


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