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Le vampire de la cinémathèque

1971, regia di Roland Lethem

 

   

Scheda: Nazione: Belgio - Produzione: di Natacha Schinski - Soggetto: Roland Lethem - Fotografia: Claude Neckel - Montaggio: Jeachet - Musiche: The Skaters - Formato: Colore, corto - Durata: 25'.


 


Trama e commenti: xing.it: «Un esempio di riproposizione alterata di esperienze seminali dello sperimentalismo cinematografico, proposto da Xavier García Bardón. "Joseph Plateau non aveva porcherie sugli occhi, toglietele dai vostri". Nel 1843, Joseph Plateau, fisico e matematico belga, celebre per le sue ricerche sulla persistenza retinica fissa il sole per 25 secondi e perde la vista per amore per la scienza. Nel 1971 Roland Lethem, cineasta sperimentale e provocatore belga sistema la sua macchina da presa davanti al fenastiscopio, il celebre disco inventato da Plateau nel 1831, una delle prefigurazioni evidenti di quello che sarebbe stato il dispositivo cinematografico. Il risultato: Le Vampire de la Cinémathèque, un film ipnotico, ritmico e irritante in cui il viso luminoso di una ragazza si trasforma all’infinito in quello di una strega/vampira e viceversa. Al di là della provocazione Lethem raggiunge con questo film lo stadio della contemplazione pura e mette in scena una forma di omaggio al cinema attraverso il cinema stesso. Film limite, Le Vampire de la Cinémathèque è anche il capolavoro di Lethem, segnato dalla scoperta del cinema sperimentale in occasione del festival EXPRMNTL di Knokke-le-Zoute – che accolse in un casinò del litorale belga gli allora sconosciuti Yoko Ono, Stan Brakhage, Jonas Mekas, Henri Chopin o Musica Elettronica Viva…».

Plot Summary, Synopsis, Review: IMDb - 0xdb.org - pbcpictures.com - mcbxl.yucom.be - nyktalopmelodie.org: «Vampire de la Cinémathèque (1971), hommage rendu au génial inventeur du phénakistiscope, Joseph Plateau, dit qu’ ‘il faut se laisser vampiriser par le film’, la plupart des spectateurs ferment aussitôt les yeux, crient leur désapprobation, cassent les fauteuils et quittent la salle furieux et frustrésqu’ils ne sont pas libres, et comme le disait Philippe Bordier, ‘parce qu’ils ont de la merde dans les yeux’» (Boris Lehman). 

 

 

  

  


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