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Medioevo italiano. I film del 2009 - Filmografia su Normanni, Svevi e primi Angioini


Barbarossa

2009, regia di Renzo Martinelli

   

Scheda: Nazione: Italia - Produzione: Martinelli Film Company International, Rai Fiction, Na-Comm, Rai Cinema (in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali) - Distribuzione: 01 Distribuzione - Soggetto: Renzo Martinelli, Giorgio Schottler - Sceneggiatura: Renzo Martinelli, Anna Samueli, Giorgio Schottler - Fotografia: Fabio Cianchetti - Montaggio: Osvaldo Bargero - Art Direction: Ioana Corciova, Doina Repanovici - Scenografia: Rossella Guarna - Arredamento: Andreea Popa - Costumi: Massimo Cantini Parrini - Musiche: Aldo De Scalzi, Pivio - Effetti speciali: Marcello Buffa, Giuseppe Squillaci, Shuttle, Cane Cane - Ricerche storiche: Federico Rossi di Marignano - Formato: Color - Durata: 139' (200' nella versione tv italiana).

Cast: Rutger Hauer, Raz Degan, F. Murray Abraham, Cécile Cassel, Christo Jivkov, Elena Bouryka, Antonio Cupo, Kasia Smutniak, Ángela Molina, Hristo Shopov, Federica Martinelli, Maurizio Tabani, Riccardo Cicogna, Gian Marco Tavani, Robert Baer, Zoltan Butuc, Karl Baker, Vlad Radescu, Marius Chivu, Adrian Stefan, Francesca Ruiz, Alin Olteanu, Stefan Velniciuc, Vasile Albinet, Umberto Bossi.


 

 

 


 

 

 

 

 

 

Trama e commenti: cinematografo.it - trovacinema.repubblica.it - mymovies.itfilm.spettacolo.virgilio.it - cine-zone.com - tempimoderni.com - ilcinemaniaco.com - ifilmissimi.net - cineblog.it - movieplayer.it - cinemaitaliano.info - it.movies.yahoo.com: «La Padania e la Germania esistevano già, e pure le tasse esorbitanti; in compenso, a Roma c'era la peste. E c'era pure il Signore degli Anelli Alberto da Giussano e la sua Compagnia dell'Anello, o della Morte, che dir si voglia.  Sostenuto dal cieloduristico endorsement del Senatur, ecco il Barbarossa di Renzo Martinelli, kolossal cine-televisivo dal budget di 30 milioni di dollari e cast multitenico: il tedesco Rutger Hauer è il Barbarossa, l'israeliano Raz Degan Alberto da Giussano, la polacca Kasia Smutniak l'amata Eleonora, la francese Cecile Cassel Beatrice di Borgogna e l'americano F. Murray Abraham Siniscalco Barozzi (un'antifona più che un nome...). Vabbè, c'è di peggio: il film. Un anello con croce e acronimo CDM è il gadget promozionale, ma anche il film è un gadget: di quel vento del Nord, che spira dalla battaglia di Legnano del 29 maggio 1176 fino alla contemporanea Onda Verde. Tra musiche roboanti e rumori assordanti, effetti poco speciali alla "voglio fa' l'americano, ma non ce la posso fare" e passepartout storici vari ed eventuali, Barbarossa viceversa non mortifica i suoi migranti: Rutger Hauer è senile ma fascinoso, la Smutniak bella, pazza e fuori luogo (tra una visione e l'altra, trova pure i Re Magi mummificati...), mentre Raz Degan (Paola Barale ed Ermanno Olmi in curriculum) parte male facendo del fratello la sua prima vittima, ma si ritaglia una brillante carriera da pierre della libertà. Tra sgozzamenti truculenti e denominazioni per filo e per segno (Siniscalco Barozziiiiiiiii), amori letali e falci mortifere, Barbarossa si distende per 139 snelli minuti, in cui il procedere per sottrazione riguarda unicamente lo spessore delle mura della Milano che fu. Milano che nonostante il set low cost in Romania è popolata, in rigoroso campo stretto, da trenta o quaranta persone, le quali, miracolo, riescono pure a stendere le proto-Sturmtruppen in una guerra al terrore centripeto meno affollata delle consuete rievocazioni paesane. Barbarossa? Piuttosto, Barbapossa. I lumbard capiranno...».

archiviostorico.corriere.it: «Il Barbarossa di Renzo Martinelli è "un oppressore tiranno, ridotto a simbolo di Roma ladrona» e il regista del kolossal semplicemente «un maleducato, incapace di rispetto". Franco Cardini finge di dimenticare le sottili arti della diplomazia e sfoga la delusione per il trattamento ricevuto dalla Martinelli Film, con cui nel 2004 lo storico aveva firmato un contratto di consulenza. Ma poi il regista e produttore si è accorto che le tesi di Cardini non erano in linea con quelle del film benedetto da Umberto Bossi - atteso oggi sul set in Romania - e allo storico è stato dato il benservito. Anzi, nemmeno quello. "Sulla mia collaborazione è caduta la mannaia storico-politica. Sarebbe bastata una letterina e non avrei avuto alcuna pretesa...". Invece nessuno lo ha chiamato, nessuno gli ha detto che la pellicola, coprodotta da Rai Fiction e Rai Cinema, avrebbe continuato a girare senza di lui. "Gli italiani sanno sempre distinguersi per mancanza di stile - rimprovera lo storico al regista di Carnera e di Porzus - Anche quando sostengono di non essere italiani ma padani". Rivalsa? "No, dispiacere per la leggerezza e la mancanza di educazione". E adesso, al disappunto per lo pseudo licenziamento si somma il fastidio per una lettura storica che lo scrittore ha definito, sul Secolo d' Italia, "operazione becera". Un piccolo caso tra galateo, storiografia e politica, che si intreccia con la polemica sul Barbarossa "leghista". Il regista ha letto le interpretazioni di stampa e respinge offeso l' «etichetta inopportuna e provocatoria». Eppure l' ufficio stampa di Rai Fiction non smentisce che si tratti di un film «in quota», tanto che "fu lo stesso Bossi a chiedere di realizzarlo". Tornando a Cardini, lo storico è convinto che il Barbarossa non gli piacerà. Lo ritiene ispirato da «posizioni démodé dell' 800 risorgimentale» e quel che più lo fa infuriare è l' identificazione del protagonista con il centralismo nazionale: "È un film a tesi, che travisa la realtà storica. Federico I era un genio, un vero rivoluzionario. Invece è dipinto come un tiranno implacabile, un gioco politico sleale lo riduce a slogan di Roma ladrona". Parole che fanno saltare sulla sedia Angelo Alessandri, il presidente federale della Lega che da vent' anni raccoglie documentazione sul Carroccio nei secoli. "La storia della Lega non ce la siamo inventata noi - contesta le obiezioni di Cardini l' esponente leghista -. Il Barbarossa fu un vero e proprio dittatore centralista e soffocatore di popoli. Giocò anche sul divide et impera con i diversi Comuni che si unirono per combattere l' aggressore". Quindi ha ragione Martinelli? "Assolutamente sì, mentre Cardini è uno storico schierato e per nulla super partes". Quanto al perché Martinelli abbia scelto il più antileghista degli storici, Cardini la spiega così: "Una gaffe, forse non aveva letto i miei lavori..."» (Monica Guerzoni).

Plot Summary, Synopsis, Review: IMDb - allrovi.com - martinellifilm.it - nytimes.com: «In Italy, year 1100, the Northern lands are ruled by the German Emperor Barbarossa. His dream is to also conquer the lands in the center and the South to revive the empire that once belonged to Charles the Great. But in the North, a young man from Milan named Alberto Da Giussano has formed an army of 900 men all from different cities known as the company of death. His dream is to defeat the Emperor and give freedom back to the Northern lands».

Il sito ufficiale del film

  

Conosciuto anche con il titolo: Sword of War.

 

      

Alla figura dell'imperatore svevo nel 1997 è stato dedicato un corto, Friedrich I. Barbarossa, per la regia di Helge Cramer (Germania, 15', Helge Cramer Filmproduktion, Color).

IMDb

 

  

 

   


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