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                                      Il castello delle ombre      a cura di Vito Attolini

Le recensioni di Vito Attolini

CHRISTINE CRISTINA

Interpreti: Amanda Sandrelli, Alessio Boni, Alessandro Haber, Roberto Herlitzka, Paola Tiziana Cruciani, Blas Roca Rey – ITALIA, 2009

 

   

Ipazia (Agorà), Ildegarda di Bingen (Vision) e ora Cristina da Pizzano: tre personaggi di donne del passato al centro di altrettanti recenti film che propongono in una luce nuova il ruolo femminile in un Medioevo molto spesso impropriamente definito “oscuro” (per Ipazia, in verità, siamo nella tarda antichità, alle soglie dell’età di mezzo). Forse non è questa una coincidenza casuale, da salutare comunque con favore per la comune, originale impostazione delle tre opere, insolita in questo tipo di film storico. Cristina da Pizzano – vissuta a cavallo del Quattrocento fra Italia e Francia – figura minore della letteratura medievale, sebbene nata in Italia visse quasi sempre in Francia e scrisse nella lingua della sua patria d’adozione, dove, al seguito del padre astronomo alla corte di Carlo V, si era trasferita: la riscoperta di questa letterata è merito non trascurabile del film firmato da Stefania Sandrelli al suo esordio registico, insieme con Giovanni Soldati.

Di questo personaggio il film disegna un ritratto che ne pone in rilievo il coraggio e la determinazione, non trascurando quello di altri a lei vicini, ora pittoreschi ora ostili ora solidali, incontrati dopo essere stata “licenziata”, morto il padre, dalla corte dove fin allora era vissuta insieme ai suoi due figli. Cristina dovrà affrontare perciò gli imprevisti del destino in un mondo crudele e avverso.

I rischi artistici di una vicenda che in passato il cinema e la letteratura popolare risolvevano spesso in chiave sentimental-patetica, vengono aggirati con una verosimile descrizione delle condizioni di un mondo che il film rappresenta, è vero, con una certa sommarietà, ma con tocchi non di rado efficaci. Si pensi al personaggio di Charleton, coloritamente interpretato da Alessandro Haber, il menestrello che scopre in Cristina quella vena poetica che lei stessa non sospettava di avere e che le avrebbe dischiuso le porte di una carriera letteraria senza dubbio marginale, ma di grande significato in una società fortemente maschilista, che concedeva poco spazio alla donna.

Purtroppo la Cristina del film si troverà sconfitta su tutti i fronti: su quello privato, con la sofferta solitudine cui la costringono la morte del marito e del padre, e poi la monacazione della figlia, non meno che su quello professionale, perché il suo valore letterario provocò incomprensione e invidie in chi avvertiva nel suo comportamento e nella sua opera una minaccia implicita alla stabilità di ruoli sociali ben consolidati. Eppure, ciononostante, Cristina è a suo modo una vincente, avendo incrinato col suo lavoro le certezze della società del suo tempo e aperto un piccolissimo varco alla causa femminile, dando un sia pur timido avvio ad una lunga marcia di questa attraverso i secoli.

La complessità di questa materia sfugge talvolta al film nonostante l’evidente impegno e la serietà del suo impianto narrativo. Pur tuttavia convincente risulta il tratteggio dei diversi personaggi: il giovane prelato, interpretato da Alessio Boni, la cui simpatia per Cristina accenna ad un probabile sebbene impossibile amore; la vecchia governante moglie di Charleton (Paola Tiziana Cruciali) nella cui casa sul fiume la protagonista è ospitata insieme coi figli; l’uomo di potere, il magistrato Pistorius, impersonato da Roberto Herlitzka, che intuisce, senza favorirlo, il temperamento di Cristina ricordandole alcuni limiti invalicabili fissati dalla società del tempo.

Una bella fotografia fortemente chiaroscurata di Paolo Carnera contribuisce alla buona riuscita di un’opera prima che si giova della partecipe interpretazione di Amanda Sandrelli nel ruolo della protagonista.

   
   

LA SCHEDA DEL FILM

  

       Valentina FRANCILLOTTI,  Scrittrici del Medioevo: Christine de Pizan

    

  

 

©2010 Vito Attolini; recensione pubblicata in "La Gazzetta del Mezzogiorno"

  


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