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                                      Il castello delle ombre      a cura di Vito Attolini

Le recensioni di Vito Attolini

Shadow of the Vampire

Interpreti: John Malkovich, Willem Dafoe, Catherine McCormack, Udo Kier, Cary Elwes USA, 2000

 

   

Le cronache cinematografiche sono molto avare di informazioni su Max Schreck, un attore del muto provenienete dal teatro di Reinhardt, che il grande regista tedesco Murnau scelse per fargli interpretare il vampiro di Nosferatu, una sinfonia dell'orrore, "il più realistico dei film sui vampiri", come avverte la didascalia iniziale di L'ombra del vampiro, che al "mistero" dell'attore si ispira per raccontarci la storia della realizzazione del capolavoro del muto. Il mistero riguardava la sua vita privata, protetta da una fitta cortina di nebbia che non è stata mai del tutto diradata.

Da tale circostanza E. Elias Merhige parte per alcune "variazioni sul tema", fantasiose quanto suggestive, svolte in un film che vive in continua simbiosi col modello ispiratore di Murnau. Una simbiosi che si riferisce al gioco dei riflessi cinematografici (tutte le scene dell'Ombra del vampiro in cui si descrive la lavorazione di Nosferatu sono ricalcate su quelle dell'originale) e ai rapporti che si instaurano sul set fra il regista - interpretato da John Malkovich, che a Murnau è però fisicamente ben poco somigliante - e Max Schreck, l'attore-vampiro, interpretato con perfetta aderenza anche fisica da Willem Dafoe.

In alto, il vampiro di Merhige (in alto); in basso, quelli di Murnau (a sinistra) e di Herzog

  

Il tema di un altro, metaforico vampirismo pervade l'intero film, prendendo spunto dalla pretesa che spinge Murnau a chiedere a Schreck una totale immedesimazione col terrificante personaggio e imponendo una pari disciplina a tutti gli altri attori e cineasti: l'attrice (Catherine McCormack) che cinicamente il regista "offre" in premio a Schreck, lo scenografo Albin Grau (il fassbinderiano Udo Kier), l'operatore Fritz Arno Wagner (Cary Elwes): tutti "sacrificati" dal regista all'interprete di Nosferatu, che si rivela infine un vero e proprio vampiro. È questa la trovata del film, fantastica per la sua parte ma perfettamente in sintonia con l'opera di Murnau e con la lettura che ne dà oggi E. Elias Merhige (regista esordiente da tener d'occhio) in questo film i cui preziosismi sono salutarmente controcorrente nel cinema odierno.

Frammenti della Berlino anni Venti si intravedono nella rievocazione che di scorcio egli ne dà: capitale di tutte le trasgressioni, adombrate nel personaggio della nevrotica attrice non meno che in quello dello stesso Murnau, omosessuale e morfinomane. Tuttavia questo motivo è trattato a latere, essendo predominante appunto la storia della realizzazione di un capolavoro cinematografico, che a sua volta "vampirizza" il film di Merhige, il quale peraltro deliberatamente non ha inteso discostarsi dal modello cui si riferisce il suo film (come era già avvenuto vent'anni fa con Nosferatu di Herzog, copia conforme del film di Murnau), recependolo e tentando - quasi sempre riuscendovi - di riproporlo in una chiave metaforica. Il "mistero" horror dell'Ombra del vampiro è celebrato da ottimi attori, su cui spicca Willem Dafoe, lugubre personificazione dei "non morti" come lo fu ottant'anni fa circa Max Schreck.

   

LA SCHEDA DEL FILM - Tutti i film sui vampiri

   

   

©2003 Vito Attolini; recensione pubblicata in "La Gazzetta del Mezzogiorno"

    


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