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  testo di Anna catanzaro  


La stregoneria attraverso i secoli

(Häxan - Witchcraft through the ages)

di Benjamin Christensen, 1922

LA SCHEDA DEL FILM

  

    

 

   

Sogg.: Benjamin Christensen
Scen.: Benjamin Christensen
Fot.: Johan Ankerstjerne
Mus.: Launy groundahl (1922), Emil Reesen (1941), Daniel Humair (1968)
Inter.:

Maren Pedersen (strega Maria), Clara Pontoppidan (sorella Cecilia), Elith Pio (Johannes, giudice della strega), Oscar Stribolt (medico Friar), Tora Teja (isterica), John Andersen (inquisitore principale), Benjamin Christensen (diavolo), Poul Reumert (gioielliere), Karen Winther (sorella di Anna), Astrid Holm (Anna), Kate Fabian (domestica anziana), Johannes Andersen (padre Henrik), Gerda Madsen (suora), Alice O’Fredericks (suora), Wilhelmine Henriksen (Apelone, povera donna anziana), Aage Hertel (giudice della strega), Ib Schønberg (giudice della strega).

Nazionalità: Danimarca-Svezia, 1922
Durata: 87' (1922); 76' (1968); 104'
Altri titoli: Heksen; La sorcellerie à travers les ages; La brujería a través de los tiempos; The Witches; Die Hexe

 

  

Grande suggestione ha esercitato il Medioevo sulla cinematografia di tutti i tempi, che si è servita dei luoghi comuni e di interpretazioni storiografiche discutibili, per elaborare racconti avvincenti su un periodo storico dai mille volti e dalle mille contraddizioni. La pellicola di Benjamin Christensen si serve proprio dello scenario medievale per dar vita alla rappresentazione di quello che, per secoli, è stato definito il “periodo buio” per eccellenza della storia umana.

Häxan, traducibile dal danese come “strega”, nasce nella versione originale svedese del 1922 come un film muto, in bianco e nero, con intertitoli dell’erudito danese Casper Tybjerg.

Nel 1968 il britannico Anthony Balch ne fa una riduzione, dal titolo Witchcraft through the ages, dagli iniziali 104 minuti a 76 minuti, introducendo il commento narrativo di William S. Burroughs e una colonna sonora jazz di Jean-Luc Ponty. La critica è concorde nel ribadire che la pellicola ha perso tutta la sua forza suggestiva ed evocativa con l’introduzione della parola; d’altronde la musica jazz della colonna sonora mal si armonizza con le sequenze filmiche.

Il film è strutturato in sette capitoli: i primi realizzano un resoconto storico delle origini della stregoneria, attraverso una dissertazione sulle apparenze di demoni e streghe in foto, pitture, intagli in legno. Sono illustrati, altresì, i concetti medievali della struttura del sistema solare e della locazione comunemente accettata dell’inferno.

Nell’immaginario comune il Medioevo risulta essere il periodo caratterizzato dalla “caccia alle streghe”: Häxan mette in scena una serie di stampe che mostrano la superstizione e le credenze popolari circa la stregoneria, servendosi di atmosfere lugubri e di scenari inquietanti. In una società fortemente permeata di cultura religiosa, caratterizzata dalle angosce e dalle paure dell’anno Mille, urgeva l’individuazione di un capro espiatorio che assumesse su di sé tutta la negatività e che rappresentasse, quindi, il male da estirpare. La misoginia imperante fece sì che esso fu individuato nelle donne dedite a pratiche magiche e, perciò, accusate di stregoneria dal momento che era convinzione profondamente radicata che esistesse un legame inalienabile tra magia e potere diabolico.

Molteplici e variegate sono le rappresentazioni del diavolo, che ci offre la pellicola: esso ci è presentato con corpo di uomo e testa animale, sempre mostruosa, spesso dotato di corna e coda, che fa linguacce con ghigno malefico e con forcone in mano. Le immagini infernali offerteci, sono le stesse che ricorrono nell’immaginario collettivo, derivateci soprattutto dalla Commedia dantesca: luoghi invasi dalle fiamme, in cui i peccatori bruciano nei pentoloni o sono divorati da esseri mostruosi.

Anche le streghe sono caratterizzate da peculiarità fisiche, che le rendono facile bersaglio per l’accusa di stregoneria: cecità, gibbosità, convulsioni e spasmi, bubboni sul viso. E poi vi è la classica rappresentazione delle streghe, quella tramandata dall’iconografia ufficiale, che le ritrae in volo su una scopa in un cielo plumbeo e tetro.

Nelle sequenze iniziali di Häxan vi è la rappresentazione di una strega, intenta nella preparazione, in un luogo lugubre e quasi asfissiante, di una pozione magica che servirà per vincere le ritrosie amorose di un grasso ecclesiastico, dedito unicamente al bere e al mangiare con ingordigia. Anche questa rappresentazione non è affatto casuale e rientra nella polemica rivolta alla Chiesa circa l’eccessivo attaccamento ai beni materiali.

Suggestiva, ma anche piuttosto inquietante, risulta essere la chiamata del diavolo, interpretato con impronta beffarda dallo stesso Christensen: Satana rivolge il suo richiamo, in piena notte, ad una donna che dorme accanto al suo uomo. Ella non gli oppone alcuna resistenza, si sveglia e si accoppia con esso. Ma il diavolo può ricorrere anche ad altri mezzi più subdoli per catturare l’animo delle donne: l’allettante offerta di denaro e di un futuro di prosperità e bellezza.

Nel terzo capitolo, una donna anziana è accusata di stregoneria dalla famiglia di un uomo morente: era credenza diffusa che le streghe fossero capaci di distribuire maledizioni, perché dotate di poteri malefici. La donna è catturata e vi è la rappresentazione del trattamento riservato alle streghe sospette da parte delle autorità ecclesiastiche. Oltre alle umiliazioni e alle pressioni psicologiche, la donna è sottoposta ad una serie di torture fisiche che la costringono ad ammettere la colpa dell’esercizio di stregoneria.

È proprio nell’attenta descrizione e rappresentazione degli strumenti di tortura, che si dispiega la magistrale abilità documentaria di Christensen. Spossata dalle torture, cui è sottoposta, l’anziana donna propone una descrizione dettagliata dei Sabba delle streghe, vere e proprie cerimonie di investitura alla presenza di demoni e satiri, in cui vi sono sacrifici di neonati, si calpestano crocifissi, si bacia il deretano del diavolo, fino all’accoppiamento carnale con gli esseri demoniaci. Risulta davvero orripilante l’immagine della strega in questione, mentre partorisce esseri immondi, frutto del suo patto col diavolo.

In realtà, i casi di repressione severa per la pratica di stregoneria, furono piuttosto rari fino al secolo XII. Le cose cambiarono verso la fine del secolo XIII, quando si cominciò a considerare la stregoneria come opera del diavolo, e verso la metà del secolo successivo, quando si arrivò a identificare la stregoneria con una forma di eresia, della quale avrebbe dunque dovuto occuparsi l'Inquisizione. La repressione si fece più dura durante il secolo XV, con l'approvazione di una specifica bolla pontificia nel 1484. I processi si susseguirono per oltre due secoli, aumentando di numero e di frequenza durante il periodo di diffusione della Riforma, estendendosi anche ai paesi protestanti e all'America.

Neanche gli ambienti ecclesiastici sono immuni dalle apparizioni di Satana. Il regista ci mostra dapprima una suora in trance e successivamente un intero convento in preda alla follia.

La stessa Chiesa che ha fatto condannare al rogo, in modo cinico e brutale, una schiera di donne con l’accusa di stregoneria, nella maggior parte dei casi estorcendo false confessioni per mezzo di atroci torture fisiche. Gli studiosi hanno messo in luce come la persecuzione delle (supposte) forme di stregoneria potesse essere, di volta in volta, originata da diverse motivazioni. Se da un lato certamente la Chiesa temeva il distacco dal suo corpo di correnti eretiche, dall'altro i processi avevano spesso ragioni economiche, dato che la condanna per stregoneria comportava l'esproprio dei beni; spesso inoltre avevano un peso determinante interessi di carattere politico e desideri di vendetta personale.

  

I metodi dell' Inquisizione sono tristemente famosi: i resoconti di numerosi processi testimoniano dell'accanimento dei giudici nell'indagare su alcuni punti ritenuti fondamentali: la fisicità dell'esperienza del sabba, l'avvenuta abiura di Cristo, i rapporti sessuali con il diavolo. Le streghe dovevano inoltre presentare, quale loro segno distintivo, una zona del corpo completamente insensibile, la cui ricerca giustificava ogni tortura. Il documento che meglio rappresenta le teorie elaborate a sostegno della persecuzione è il Malleus malificarum (1486), redatto da due domenicani, nel quale si elencano i malefici e le pratiche perverse delle streghe.

Ne deriva, dunque, l’immagine di un Medioevo censore ed inquisitore, una Chiesa corrotta e mondanizzata disposta ad eliminare qualsiasi voce dissenziente con le sue dottrine, facendo leva sulle paure e sollevando minacce di scomunica. D’altronde grande presa aveva sull’immaginario collettivo l’annuncio di scenari apocalittici ed infernali; l’ondata di irrazionalità imperante era pronta a designare ogni “diverso” come eretico, in un clima di persecuzione generale che conducesse a riapprodare all’integrità morale.

Dreyer, nel film Dies irae del 1943, condanna l’intolleranza seicentesca verso la stregoneria assimilandola alla follia dell’occupazione nazista della Danimarca di quegli anni (Vito Attolini).                        

La parte finale del film è quella che più ha fatto discutere: Christensen ha posto in correlazione la stregoneria del Medioevo con le malattie mentali, su cui Freud conduceva i suoi studi negli anni ‘20. Le sequenze finali mostrano quella che dovrebbe essere una moderna strega, connotata da isteria e cleptomania, mentre ruba un anello all’interno di una gioielleria. Risulta piuttosto forzata una interpretazione di tal genere; molto più accettabile risulta la rappresentazione della moderna stregoneria in chi esercita attività di cartomanzia, in chi consulta i tarocchi o la sfera di cristallo per divinare il futuro.

Ma non è questo il punto su cui preme soffermarci. Analizziamo piuttosto quale immagine di Medioevo emerge da questa produzione filmica.

È un Medioevo buio e lugubre, fatto di superstizione e di “caccia alle streghe”. E non è forse questa l’immagine di Medioevo che, purtroppo, troppo spesso ancora si tramanda nell’immaginario collettivo e, cosa ancor più grave, si insegna nelle scuole? Troppe distorsioni prospettiche coinvolgono questo periodo storico, troppe volte si è ipotizzato laddove andava invece studiato e verificato sulle fonti. Grande ruolo ha avuto il fascino dell’inquietante, soprattutto durante il periodo del Romanticismo, nel sedimentare questa concezione di Età di mezzo.

Allora una considerazione è assolutamente necessaria: se letteratura e cinema offrono un’immagine distorta di Medioevo, è indispensabile ricordare la refenzialità di ogni prodotto artistico d’invenzione. Va bene dunque usufruire di tali strumenti, ma solo se hanno come obiettivo principale quello di suscitare interesse e condurre all’approfondimento. Eliminare pregiudizi e luoghi comuni su un periodo storico tanto controverso, proprio partendo da essi, comprendendo quale immagine falsata della storia danno, sarebbe operazione di grande onestà intellettuale.

Ecco, quindi, che la visione del film Häxan, piuttosto che concorrere a rafforzare l’idea di un Medioevo come periodo buio, potrebbe condurre a demolire, sulla scorta di uno studio serio condotto sulle fonti, uno per uno, tutti gli stereotipi di cui il film si serve.

 

Breve nota bibliografica

R. Cavendish, Storia della magia, Mondadori, Milano 1993.
C. Daxelmuller, Magia, Rusconi, Milano 1997.
C. Ginzburg, La storia notturna. Una decifrazione del sabba, Einaudi, Torino 1989.
F. Graf, La magia nel mondo antico, Laterza, Roma-Bari 1995.
G. La Porta, Storia della magia, Bompiani, Milano 1995.
A. Prosperi, I tribunali della coscienza, Einaudi, Torino 1996.

   

     

       

   

©2008 Anna Catanzaro

    

 


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