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                              Seconda visione   Recensioni, articoli, saggi sui film sul Medioevo o di "atmosfera" medievale   a c. di G. Pellecchia

 

(La passion de Jeanne d'Arc, 1928, regia di Carl Theodor Dreyer)

LA SCHEDA DEL FILM

   

Interamente incentrato sul processo a Giovanna d'Arco, il film di Dreyer ha il duplice obiettivo di stabilire un nesso (a cominciare dal titolo) tra la Passione di Cristo e il processo e la morte della "pulzella d'Orleàns" e di denunciare l'ottusità dei giudici e dei teologi che la processarono e giudicarono. Quest'ultimo intento è chiaramente indicato nella didascalia di apertura del film e lo si evince dall'intero svolgersi della vicenda, a dispetto, magari, della prima edizione francese del film che, opportunamente tagliata, poteva dare adito (e lo diede) ad equivoci sulla sua interpretazione. 

Il film, però, offre anche un'occasione per riflettere brevemente sui rapporti fra cinema e storia; in particolare, sulla possibilità di mettere in comunicazione due linguaggi statutariamente diversi fra loro. 

Nelle didascalie di apertura, si precisa che il film è basato sul verbale del processo a Giovanna d'Arco, depositato nell'Archivio della Camera dei Deputati di Parigi. Il film è dunque basato su una fonte. Il documento in oggetto è la trascrizione, più o meno fedele, più o meno interessata, di un processo celebratosi nel Nord della Francia nel XV secolo. Tale verbale si propone di fissare su carta quanto è stato detto durante le fasi di quel processo. Si propone, insomma, di riportare ciò che è ritenuto essenziale: le domande dei giudici, le risposte dell'accusata, le varie fasi del processo. 

Il problema, per Dreyer, è esattamente l'opposto: come aderire alla fonte e, nel contempo, evidenziare l'ottusità interessata degli accusatori e la sofferenza e la "passione" dell'accusata? Come si vede, si tratta di interpretare, rielaborare e raccontare un documento che volle essere la cronaca fedele di un processo. Si tratta di allontanarsi radicalmente dalla fonte per coglierne l'intimo significato. L'unica modalità è lo stile, quel modo particolare di "girare" che ha Dreyer, ma che si riscontra, con le dovute differenze, in parte della coeva cinematografia (si pensi a Pudovkin), e che è fatto di dettagli, primi piani, movimenti di macchina che esplorando volti, gesti, segni quasi impercettibili cercano di condurre lo spettatore al loro più vero e profondo significato. Scelta ancora più ardua se si tien conto del fatto che il film è muto e che, di conseguenza, le immagini devono essere veramente efficaci.


Le essenziali didascalie (in nero) hanno il compito di sottolineare i momenti e i dialoghi più importanti della vicenda. Per il resto, è un susseguirsi, sapientemente orchestrato e diretto, di volti, sguardi, espressioni, in ogni caso mai fuori misura o eccessivamente calcati, ma "realistici"; ora alternati, ora cercati con la macchina da presa, ora mutevoli su inquadratura fissa. 

Un gioco, dunque, estremamente efficace che conduce lo spettatore attraverso gli stati d'animo, le emozioni, i pensieri, le azioni dei protagonisti e, nel contempo, lo immerge nel "clima" del processo, non senza lasciargli intravedere elementi di similitudine fra la Passione di Cristo e le umiliazioni ed i tormenti cui fu sottoposta Giovanna d'Arco. 

Il ritmo che Dreyer ha impresso alla pellicola aumenta nel finale (rogo di Giovanna, rivolta del popolo). Il gioco dei dettagli e dei primi piani comprende, ora, anche pochi ma efficaci totali. Naturalmente, il grandioso risultato ottenuto non è dovuto solo alle tecniche di ripresa e lavorazione del film (per non dire dell'efficace fotografia). Un ruolo determinante lo si deve anche alla scelta efficace dei volti, alla recitazione intensa, alla scelta opportuna dei tempi. 

Nel film, dunque, si è rielaborato per immagini quel che era la "nuda cronaca" (verbalizzazione) di un processo, ovvero, attraverso la finzione, allo spettatore si è cercato di trasmettere il clima culturale di un certo periodo storico e gli interessi e le mentalità che si sono incontrati e scontrati durante quell'avvenimento.

      

      

   

©2005 Gaetano Pellecchia

   


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